ARTU CONTRO I NORMANNI
foto e relazione tecnica di Gianmario Meneghin e Mauro Devich
SENTIERO ATTREZZATO “URBANO”
Nel corso della serata con l’alpinista Giampaolo Casarotto è stato dato il via alla sottoscrizione per finanziare gli ultimi lavori del percorso attrezzato sulle Crode di San Pietro e Croda del Mandrin sotto l’egida di: Sezione CAI Pieve, Gruppo Ragni, Stazione Soccorso Alpino Pieve e Gruppo Alpini Pieve che hanno dedicato l’opera a “Urbano Tabacchi”. Gi aderenti alla sottoscrizione sono invitati a versare il proprio contributo a questo IBAN: IT78M0851161230000000019087 indirizzato a CAI Pieve di Cadore. Causale: “Manutenzione Ferrata Urbano Tabacchi”.
#sezionealpinipievedicadore#rifugioantelao#studiogeometriassociatisanvito#comunepievedicadoreGuide Alpine Tre Cime Di LavaredoGruppo Rocciatori Ragni Pieve di CadoreSoccorso Alpino e Speleologico Veneto – CNSAS Sindi Manushi
Un caro ricordo a Ferox
Un Caro ricordo dal tutto il Gruppo Rocciatori Ragni.Sono passati 3 anni, ma noi vogliamo ricordarti sempre nelle tue montagne.
Ciao Presidente Ferox.
DALLE PICCOLE DOLOMITI ALL’HIMALAYA
Archi del Vento
UN VIAGGIO NEL CUORE DELLA MONTAGNA, CON PASSAGGI DA TOGLIERE IL FIATO, TRA IMMENSI ARCHI DI ROCCIA, COLATE, BUCHI, CAMINI E TRAMONTI STRABILIANTI…
Con il nostro Ragno Francesco Rigon
Certe volte se ci credi i sogni si avverano… e sta volta il sogno si è avverato!
In una vigilia di Natale molto ventosa, all’alba siamo a Forcella della Spalla del Duranno, da qui scendiamo brevemente sul versante Nord e per un ampia cengia guadagniamo l’attacco del camino, e sorpresa, il ghiaccio c’è e pure tanto. L’entusiasmo ci pervade, sí perché se il ghiaccio c’è alla base è probabile che tutta la linea sia formata.
Non stiamo più nella pelle per iniziare a scalare, e i miei compagni mi lasciano l’onore di aprire i primi due tiri della via, non molto impegnativi ma bellissimi. Al termine del secondo tiro mi ritrovo dentro un antro chiuso sul fondo da uno strapiombo a volta che si interrompe in un foro centrale che da accesso alla parte superiore della via. Qui è il turno di Luca che tira fuori le sue doti di fuoriclasse dell’alpinismo dolomitico e dopo varie peripezie supera questo camino a volta che pur non essendo il tiro più difficile della via si rivela sicuramente il più complesso. Fuori dal primo arco si entra immediatamente in una seconda grande grotta, anch’essa culminante in un foro da cui pendono festoni di ghiaccio, anche questo passaggio con una spaccata degna di Carla Fracci viene risolto da Luca.
Seguono altri tiri impegnativi in cui ci alterniamo io e il Mircone. Ma la linea non smette di sorprenderci con un terzo arco, che in questo caso aggiriamo per terreno più semplice, ma che si può percorrere con una variante, senza troppe difficoltà. E sul finale superiamo un quarto enorme arco, in corrispondenza del penultimo tiro.
Finito il terreno verticale riprende il comando Luca, restiamo legati fino a raggiungere la cengia anulare per terreno classico e non troppo impegnativo. Da qui seguendo la cengia e poi la normale del Duranno scendiamo a Forcella del Duranno in un’oretta, inseguendo Luca che si è messo in modalità Cruise control…
Terminiamo questa bellissima vigilia di Natale alla rinomata Enoteca di Erto, dove con la pancia piena troviamo o meglio scopriamo il nome che questa via già aveva in serbo per noi.
Relazione della via:
Difficoltà: M7+ WI5 IV 450m (+ 200m per l’uscita 60° M3 max)
Primi salitoti: Mirco Grasso, Francesco Rigon, Luca Vallata (il 24/12/2023)
Accesso: Dal rif. Maniago (non provvisto di bivacco invernale) per sent. 382 si raggiunge Forcella della Spalla, scesi sull’altro versante dopo una cinquantina di metri, si attraversa verso destra (Est) e si rimonta su di un’ampia cengia che si percorre fino all’evidente attacco della via, posto in un camino ghiacciato alla destra di un marcato sperone.
Materiale: una serie di friend dal 0,2 al 4 (misure BD), 7 viti da ghiaccio, una scelta di chiodi e martello
Discesa: Dalla fine dell’ultimo tiro per terreno classico (60° max M3) ci si dirige verso sinistra fino alla forcella tra il Naso e il Duranno. Da qui sempre verso sinistra sul versante Sud si guadagnano 50mt di quota fino a raggiungere l’ampia cengia anulare. la si percorre verso Est (sinistra faccia valle) fino a ricongiungersi alla Normale del Duranno, e seguendola a ritroso si raggiunge Forcella del Duranno. Dalla Forcella per sentiero 374 si ritorna al rifugio Maniago
Solo per un sorriso
Nuova via di ghiaccio sulla Croda di Cacciagrande nel Gruppo del Sorapiss
Difficoltà: WI 5+ 170m
Primi salitori: Francesco Rigon e Mirco Grasso
Materiale: 10 viti da ghiaccio (anche corte) e una serie di Friend (misure dal 0,4 al 3 BD)
Accesso: Dalla Loc. Valbona, raggiungibile da Auronzo di Cadore lungo la SR48 direzione Misurina parcheggiando all’ex hotel Cristallo 1350m, seguire il segnavia 217 fino al rif. Vandelli (bivacco invernale con 6 posti). Proseguire brevemente per il sentiero che porta alla ferrata Vandelli e appena giunti su terreno aperto piegare verso Nord. Per terreno morenico giungere a quel che resta del ghiacciaio centrale e rimontare l’anfiteatro del ghiacciaio fino al suo culmine (3-4h in funzione dell’innevamento). Per guadagnare l’attacco vero e proprio bisogna risalire un evidente rampa canale sulla sinistra e attraversa su terreno moderatamente ripido verso destra fino alla base della evidente cascata (1h da affrontare solo con nevi assestate)
Descrizione dei tiri:
- Salire la goulotte con andamento semicircolare prima a destra e poi verso sinistra fino alla base del muro di ghiaccio. Sosta su due chiodi. AI3 M 60m
- Salire il muro di ghiaccio e proseguire per la colonna soprastante fino ad un ripiano sulla sinistra dentro un camino. Sosta da attrezzare su 3 friend (misure BD 1 2 3). WI5+ 50m
- Proseguire per la colata verticale a destra della sosta fino a raggiungere terreno più appoggiato. Sosta su ghiaccio alla base del tiro successivo. WI5 35m
- Salire il muro di ghiaccio dell’ultimo tiro sul margine destro fino a raggiungere una nicchia. Sosta su 2 chiodi al margine destro della nicchia. WI 5+ M 30m
Discesa: In doppia lungo la via. La prima doppia su chiodi (40m). La seconda su abalakov da attrezzare sopra il muro verticale del 3° tiro (55m) fino alla prima sosta. Ultima doppia su chiodi (60m).
Breve racconto:
È da un po’ di tempo che avevo voglia di mettere il naso in questo angolo sperduto delle dolomiti, e la settimana scorsa durante una gita di scialpinismo sui Cadini di Misurina intravedo una linea di ghiaccio sul Sorapiss, e il sogno di questa salita inizia a nascere.
Il Mircone non vedeva l’ora di ingaggiarsi in una nuova avventura, così sabato sera viene a dormire da me e alle 6 di domenica (19/12/2023) siamo in partenza da Valbona carichi come i muli. Sì perché avevamo il materiale per una salita dal carattere incognito e pure i parapendii per una discesa agevole.
L’avvicinamento non ha nulla da invidiare a quelli patagonici, ci impieghiamo 5h ad aprirci la strada fino all’attacco, e un’altra per risalire lo zoccolo.
Siamo stanchi morti, ma appena iniziamo a scalare il morale si rialza, la linea si rivela molto più interessante e impegnativa di quello che sembrava dal basso, la scalata è entusiasmante ed ingaggiosa.
In sosta all’ultimo tiro, dopo un po’ di brainstorming su come fare a costruire un ancoraggio senza lasciare 4 friend da abbandono, riusciamo a piantare 2 chiodi bomba e finalmente esplode la gioia per aver concluso questa bella salita.
Iniziamo le calate con un tramonto meraviglioso, purtroppo quel tramonto sarebbe stato ancora più bello visto sotto la vela durante una piacevole planata fino alla macchina. Ma poco male arriviamo al deposito materiale che è già buio e iniziamo la “breve” discesa che in 3h ci riporta alla macchina.
Il nome nasce da una riflessione che abbiamo fatto lungo la discesa… È incredibile quello che siamo disposti a fare per una prima salita. Tutta quella fatica per qualcosa che forse, visto da fuori, non vale neanche molto…ma va vissuto, ed ecco che diventa gioia pura. Ho pensato di dedicare il nome della via a mio figlio Pietro; vuole senza pretese essere una metafora di quello che un genitore è capace di fare, in cambio anche solo di un sorriso del proprio figlio.
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