.:. Vita ardente e temeraria degli alpinisti cadorini.
Per vendicare un "ragno" morto violarono una cima aprendo una nuova via
Ho parlato con un "ragno". Un "ragno" grande, dal sorriso gentile e dall'aspetto di un uomo normale: "ragni" infatti si chiamano i soci di quella simpaticissima società di alpinisti che ha la sua sede a Pieve di Cadore. Sono in tredici i "Ragni" rocciatori; e le loro ragnatele le tessono in alto sulle pareti rosa pallide delle montagne cadorine, dove non ci sono insetti da accalappiare. dove tutto è silenzio e poesia. Il "ragno" più grosso è Duilio: non molto alto, forte nella sua corporatura di perfetto alpinista, parla poco di se e se fosse stato per lui non sarei riuscito a sapere molto delle sue prodezze e di quelle dei suoi compagni .Indossa sempre il suo maglione verde con lo stemma della società: una ragnatela, una penna nera e un bel ragno col ventre gonfio in mezzo; Duilio è il presidente perchè è il più bravo (questo però lo hanno detto gli altri). Perché la società è sorta con un numero così "originale" di componenti? Non è difficile dirlo: nel '39 quando alcuni amatori della montagna decisero, davanti alla bottiglia di "sgnapa" di formare il gruppo, erano in tredici e nello statuto, tra gli altri articoli, figura anche quello che stabilisce il numero "insuperabile" di elementi. Tredici uomini e una parete, si potrebbe dire, perchè tutti i soci devono aver superato delle stabilite difficoltà in roccia e perchè tutti sono affascinati dalla montagna, e quando la guardano dal di sotto, le sorridono come ad una bimba buona, perché la sanno capire e i loro occhi brillano un poco. Sono gli innamorati della montagna e non possono amare che essa; lo statuto, infatti, non ammette "ragni" ammogliati ed è per questo che molte vie nuove portano Il loro nome, molte pareti conoscono le loro carezze, ed anche qualche burrone conosce i loro ultimi accenni di vita. Gemolo Cimetta è caduto il due agosto dell'anno scorso dal campanile Dimai e per vendicarlo Duilio e Rico, il suo fido secondo, hanno violato una nuova cima, aprendo una nuova via, poi intitolata al suo nome, nella parete est della torre del Sabbioni, dopo otto ore di arrampicata superando difficoltà di sesto grado. E questa non è che una delle tante ascensioni dei "ragni"; ma per saperlo bisogna consultare riviste, bollettini alpinistici, perchè Duilio De Polo, Rico Cortellazzo e gli altri non dicono niente. Sorridono soltanto sentendo le parole di un cittadino che vede tutta la bellezza delle loro gesta e li considera quasi eroi. Loro aggiungono soltanto che sono rimasti in dodici, non hanno ancora trovato il degno sostituto di Gemolo, non sanno capacitarsi, ancora dopo tanti mesi, della sua scomparsa. Sono rimasti in dodici; eppure verrà il tredicesimo, scompariranno, bevuti dalla vita, dal lavoro o dalla montagna anche gli altri, ma i tredici ragni saranno sempre tali perché la montagna ha bisogno di loro. La stirpe dei ragni continua.Emanuele De Polo